Serena – Pura vida in Salvador

Serena – Pura vida in Salvador

El Salvador è il Paese, San Salvador la capitale. Ed è questa l’ultima destinazione (di una lunga serie) della nostra Italian Dreamer Serena, perché il suo può essere definito un vero e proprio viaggio per il mondo.

Prima del Salvador, infatti, ci sono stati quattro mesi in Costa Rica: qui lavorava a un progetto di orti organici in un’azienda casearia. Prima ancora ha trascorso un anno in Guatemala per seguire un progetto di sicurezza alimentare. Andando indietro nel tempo, si è ritrovata per studio a Vienna e a Bruxelles, ha seguito un master ad Amsterdam e un progetto di ricerca in Kenya. E ancora prima è stata in Nepal, in un monastero buddista a insegnare l’inglese: “La primissima esperienza di volontariato all’estero, che ho amato e quindi mi ha convinto a dedicarmi alla cooperazione internazionale nella vita – ci spiega – Mi rendo conto che non è stato efficacissimo come esempio di cooperazione internazionale ma è servita tanto a me”.

Come si vive in Salvador

Tornando al presente, il suo soggiorno in Salvador è iniziato nel febbraio 2022 “per colpa di una bustina di zucchero“. Due anni fa stava valutando diverse destinazioni in cui recarsi per lavoro. Quando un bel giorno, nel settembre 2021, passeggiando intorno a un lago in Svizzera mentre faceva stretching ecco un segnale dell’universo. “Ho visto una bustina a terra della marca El Salvador, l’ho tenuta come ricordo ma non pensavo che sarei riuscita a venire qui – spiega – Io credo tantissimo nei segni del destino e sapevo che significava qualcosa. Sono quindi partita e inizialmente non avevo un lavoro, appena arrivata non sapevo quanto mi sarei fermata ma avevo bisogno di un sostegno economico immediato e quindi ho provato a realizzare e vendere dolci porta a porta”.

Una prima occupazione che però non poteva essere permanente, considerato il costo della vita e le prospettive future. Dunque Serena è tornata a cercare un lavoro nell’ambito della cooperazione internazionale, per cui aveva studiato e già avuto esperienza in diverse parti del mondo. E’ quindi riuscita a trovare un impiego nella comunicazione in tale settore.

“Vivo alla Playa San Blas, nel dipartimento della Libertad a 40 minuti in auto da San Salvador, faccio la pendolare col bus alla mattina e ritorno in taxi. In auto è fuori discussione, il traffico qui è davvero intenso e le regole stradali non vengono molto rispettate. Per il ritorno ho scelto il taxi perché spesso il bus non passa, oppure si riempie subito e fa ritardo”. D’altronde, quando ci siamo sentite per l’intervista, il messaggio Whatsapp di Serena era stato molto chiaro: “Ti chiamo appena scendo perché la discesa è un momento critico… nel senso che spesso il bus non si ferma completamente”.

Per quanto riguarda la quotidianità in Salvador, il costo della vita non è così basso come si penserebbe. “Si classifica come a medio-alto reddito ed essendoci la cooperazione vuol dire che per alcuni settori è considerato un Paese che necessita supporto. C’è anche molta disuguaglianza, soprattutto se ci si allontana dai grandi centri, ad esempio per l’accesso a servizi basici come salute, educazione, giustizia. Qui la sera non si può andare in giro, né come donna né proprio da soli: appena diventa buio non si va a camminare, si rischia di essere isolati; e come donna ancora di più”.

La situazione politica è tutt’altro discorso, di cui Serena ci fa un esempio significativo. “Qui hanno costruito la prigione più grande di tutte le Americhe e questo dice tanto: è un orgoglio incredibile per il Governo ma non dovrebbe esserlo secondo me, sono soldi che potrebbero essere investiti in scuole, università, musei, ospedali. Purtroppo questo Paese viene da decenni in cui è stato dilaniato da lotte tra le pandillas (gruppi criminali locali), il presidente con disciplina e ordine ha messo in pochi mesi oltre 60mila persone senza udienza nelle prigioni che ora sono sovraffollate, quindi qui la situazione è molto seria dal punto di vista dei diritti umani. Il salvadoregno medio però è felice, poiché viene da decenni in cui non poteva portare avanti le proprie piccole imprese perché doveva pagare i maras (altri gruppi criminali) e ora invece si sente sicuro. C’è molta retorica di bene e male, permeata anche di religione, ma mettendomi nella prospettiva di un salvadoregno capisco che sia felice”.

Non solo pericoli, però, perché il Salvador è ricco di bellezze naturali e turismo. “Stanno promuovendo molto il turismo e quindi almeno per loro le porte sono aperte, così come per i bitcoiners: l’anno scorso insieme al dollaro è stato adottato il bitcoin come valuta ufficiale, quindi parte dei soldi pubblici viene investita in bitcoin e stanno fomentando molto questo turismo. In questo caso ci sono conseguenze un po’ ambigue purtroppo, soprattutto sullo sviluppo: ad esempio spiagge e città che perdono il loro nome originario diventando Bitcoin beach e Bitcoin city. A parte i bitcoin il surf è molto diffuso, ci sono stati anche i campionati mondiali lo scorso anno e quindi viene gente da tutte le parti: soprattutto brasiliani, israeliani, canadesi e statunitensi. Il Governo ha spinto molto su questo turismo e sul marchio Surf city, una zona che sembra quasi Ibiza con tanto di discoteca sulla spiaggia”.

Cosa fare in Salvador

Per quanto riguarda la cultura, Serena non sente particolari differenze con l’Italia. “Io mi trovo molto bene, a livello culturale noi italiani siamo molto affini ai centroamericani: la gente è molto espansiva. E poi non penso sia facile trovare un Paese che ti permette la mattina di surfare e dopo due ore di ritrovarti su un vulcano: puoi viaggiare da un lato all’altro in 3-4 ore di auto ed è considerato un hotspot della biodiversità, ci sono boschi, riserve naturali, spiagge, vulcani. Dal punto di vista naturalistico è un Paese meraviglioso. Ho partecipato anche a un avvistamento di balene, che arrivano tra novembre e marzo dal Canada per accoppiarsi. Si possono vedere diverse cose particolari che non è possibile vedere in tanti altri Paesi. Io comunque ho una prospettiva privilegiata: vivo in una casa sulla spiaggia in una zona protetta, questo mi permette di godermi tutto quanto ma mi rendo conto che per altri può essere diverso. Comunque vale la pena visitarlo e nei prossimi anni metteranno anche dei voli diretti: in Italia c’è la comunità di salvadoregni più grande d’Europa, c’è quindi già un legame molto forte tra i due Paesi”.

Ma come funziona l’ingresso in Salvador? “E’ facilissimo: con un Visto turistico di 180 giorni, uno dei più lunghi al mondo credo, che è anche rinnovabile. Dopo quel periodo si può fare richiesta di residenza temporanea, si devono presentare molti documenti e spesso è difficile se non si ha già un’idea del lavoro da fare perché bisogna essere sponsorizzati da un datore di lavoro per la residenza. Conosco persone che comunque hanno vissuto qui come turista, senza residenza, per diversi anni e quindi non è impossibile. C’è anche un accordo (Cea 4) per cui si può girare liberamente negli altri Paesi, senza fare ulteriori documenti. Per fare ripartire il Visto basta uscire dal Cea4 e ti si “riazzerano” i mesi, si può andare in Costa Rica o Messico o Panama e dopo anche solo un giorno si può rientrare in Salvador”.

Un’esperienza, quindi, sicuramente suggerita da Serena sotto diversi punti di vista. “Lo consiglierei anche solo per togliere un pregiudizio negativo che si ha verso i Paesi di quest’area: il Salvador è piccolo ma molto accogliente, offre tantissimo e quindi anche solo da turista vale la pena. Poi molti si fermano proprio perché piace tanto. Tra novembre e aprile è il periodo migliore per visitarlo, poi c’è la stagione delle piogge che in città si sente di più mentre noi in spiaggia abbiamo solo un paio d’ore di grande temporale magari nel pomeriggio”.

Infine, un consiglio per tutti gli Italian Dreamers. “Dobbiamo sempre ricordarci di quanto siamo privilegiati, diamo scontatissime tante cose. Per quanto breve possa essere un’esperienza può aiutare a capire che è necessario uscire da casa propria e scoprire il mondo. Il Guatemala ce l’ho nel cuore: sono stata lì durante la pandemia e per me è stato un periodo bellissimo, per quanto possa stonare con la situazione mondiale; tutti erano gambe all’aria e io mi sono ritrovata in una bolla in cui sono riuscita a trovare un equilibrio. In Costa Rica a livello personale è stato fondamentale, sia per l’esperienza di vita sia per le persone. In ogni posto si vivono esperienze diverse e belle e che insegnano“.

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